Cronaca bianca

C’è la sveglia data al Senato da un consigliere comunale, dietro il maxi-sequestro di reperti archeologici caleni

Il sasso nello stagno: la segnalazione di Taffuri e del suo amico D’Elia. La reazione a catena: Iannone e Petrenga interrogano Borgonzoni e parte l’indagine

CALVI RISORTA/TEANO (Elio Zanni) – Tra Campania, Basilicata e Puglia 25 perquisizioni, 95 vasi antichi recuperati, oltre a 20 reperti in marmo e 300 di varia natura come vetri, bronzi e altro. La notizia è ancora calda.

Molto bene. Ma cosa c’è dietro il maxi-sequestro di reperti per un valore di 3 milioni di euro appartenenti per la maggior parte al vasto patrimoni archeologico dell’antica Cales e persino Teanum Sidicinum? Da cosa è partita l’indagine?

Ebbene, sullo sfondo di tutto questo ben di Dio c’è l’azione posta in essere da un inflessibile personaggio di Calvi, attuale consigliere comunale di minoranza del comune di Calvi Risorta: Vito Taffuri. È lui che (non ancora consigliere) chiese e ottenne l’aiuto di una seconda persona originaria di Calvi: Amerigo D’Elia, consigliere comunale a sua volta, ma al comune di Calenzano, in provincia di Firenze. I due, nel 2021, sono riusciti a far giungere il loro grido d’Allarme via Pec (posta elettronica certificata) all’attenzione dei membri del Senato Giovanna Petrenga e Antonio Iannone.

È nata così l’interrogazione parlamentare a risposta scritta dalla quale, con l’intervento della Procura, è successo poi tutto il resto: indagine e maxi-sequestro. Ora sarà anche vero che fa più effetto un report pieno di sospetti, odio e rancore che una notizia positiva, ma stavolta come non prendere atto del lavorio di Petrenga e Iannone?

È tutto cristallizzato dell’atto senatoriale n. 4-05175 pubblicato il 30 marzo 2021, nella seduta n. 308 e rivolto al Ministro della cultura. E ci sono le firme di due Senatori.

Giovanna Petrenga, originaria di Casal di Principe, ma residente a Caserta. La stessa che nel 2001 diventa direttrice della Reggia di Caserta e nel dicembre 2004 sovrintendente ai Beni Culturali Architettonici e Ambientali di Caserta e Benevento. Antonio Iannone, di Torre del Greco, residente a Nocera Inferiore, imprenditore. Mandato: XIX Legislatura Senato, dove è stato membro della 7^ Commissione permanente: Istruzione pubblica, beni culturali.

I DOCUMENTI – L’interrogazione di Petrenga e Iannone:

«Dalla notizia ai documenti «Calvi Risorta è una ridente cittadina della provincia di Caserta, ubicata nell’alto casertano, a circa trenta chilometri da Caserta e meno di dieci chilometri da Teano; il paese è sorto sulle rovine della antica Cales, in cui gli Aurunci, gli Ausoni, gli Etruschi, i Latini e i Sanniti hanno lasciato le proprie impronte e per questo, tale territorio, rientra appieno nei percorsi turistico-storico archeologici, che uniscono idealmente Teano, Sessa Aurunca, Capua, Santa Maria Capua Vetere, fino ad arrivare al capoluogo provinciale; la parte più antica di Calvi Risorta è rappresentata dalla zona archeologica, in cui si trovano i ruderi dell’anfiteatro e del teatro romani, delle terme, i resti di un tempio e della vecchia chiesa dedicata a San Casto, i tratti della cinta muraria, il famoso «Ponte delle Monache», la «Grotta delle Formelle» e la «Grotta dei Santi»; le grotte, scavate nel tufo, furono il riparo dei monaci di San Basilio, che accorsero nell’antica Cales dall’Oriente, dove erano perseguitati; tali luoghi sono dotati di un valore storico-archeologico inestimabile, capace di attrarre turisti, storici ed appassionati dell’antichità e dell’archeologia; tuttavia, tale zona risulta incomprensibilmente abbandonata e, pertanto, degradata, tanto che alcuni dei monumenti millenari risultano essere stati coperti dalla vegetazione e, divenuti, nel tempo, luoghi di scarico abusivi di immondizia, divenendo delle vere e proprie discariche a cielo aperto; tale incresciosa situazione di abbandono, dovuta soprattutto alla mancata concertazione e cooperazione tra gli enti deputati al controllo del territorio e i proprietari di alcune delle terre su cui insistono tali siti, ha portato, altresì, al proliferare di attività criminose tese al furto degli inestimabili reperti archeologici, che si rinvengono dalla terra, la cui circostanza, oltre all’evidente stato di abbandono e degrado, è stata ampiamente documentata dalla trasmissione satirica «Striscia la notizia» del 18 marzo 2021, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga che le particolari circostanze descritte richiedano un intervento urgente teso alla messa in sicurezza, alla bonifica ed alla valorizzazione dei siti archeologici indicati in premessa, il cui ripristino è considerato necessario ai fini della riscoperta di luoghi millenari, pieni di storia e cultura e della conseguente ricaduta economica e occupazionale sui rispettivi territori».

La mappa «segreta» dei tombaroli nella risposta in data 25 agosto 2021 dalla Sottosegretario di Stato per la Cultura Lucia Borgonzoni – (Fascicolo n.115):

«L’area corrispondente all’impianto urbano dell’antica Cales si estende per circa 64 ettari su un pianoro ricadente in zona non urbanizzata e a destinazione individuata come area di interesse archeologico nel piano regolatore generale del Comune di Calvi Risorta (Caserta). Diverse particelle catastali sono tutelate ai sensi della parte II del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, in forza di provvedimenti di “vincolo diretto”, mentre solamente le aree del teatro e del tempio di Augusto risultano di proprietà demaniale.

Per quanto attiene al “proliferare di attività criminose tese al furto degli inestimabili reperti archeologici”, la Soprintendenza ha riferito che tali attività, intense tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’90, sono state efficacemente contrastate grazie al controllo quotidiano compiuto dal personale della stessa Soprintendenza in servizio presso il locale ufficio per i beni archeologici, in collaborazione con il nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Napoli e la locale stazione dei Carabinieri, cui vengono puntualmente denunciate dalla Soprintendenza le ormai rare violazioni riscontrate in materia di ricerca archeologica.

Per ciò che concerne, invece, “l’evidente stato di abbandono e degrado” dell’area, giova evidenziare che le principali cause di degrado sono costituite dal progressivo abbandono dei fondi privati con la conseguente crescita della vegetazione spontanea e dalla fragilità del costone roccioso su cui sorge la città antica, che ha causato fenomeni franosi su terreni di proprietà privata e in un’area di proprietà della società Autostrade, a seguito dei quali il Comune di Calvi Risorta ha disposto la chiusura al traffico veicolare e pedonale della strada che attraversa l’area archeologica.

Per far fronte a questi inconvenienti, la Soprintendenza, in collaborazione con il Comune, ha già avviato i seguenti interventi di tutela: a) progettazione congiunta di un intervento di messa in sicurezza del costone tufaceo e delle soprastanti strutture archeologiche da sottoporre a finanziamento da parte della Regione Campania; b) lavori di diserbo e restauro conservativo nelle aree demaniali del teatro e del tempio di Augusto e lavori di messa in sicurezza, consolidamento, adeguamento impiantistico e realizzazione di percorsi per le persone con disabilità.

L’obiettivo finale di questi interventi è quello di rendere accessibile e pienamente fruibile il teatro antico, anche come luogo di spettacolo, affinché la frequentazione del sito e la consapevolezza del suo interesse storico e archeologico da parte della popolazione costituiscano un efficace deterrente al degrado e all’abbandono dell’area.

In funzione di valorizzazione sono state realizzate dalla Soprintendenza, inoltre, diverse iniziative in collaborazione sia con l’università degli studi di Napoli “Federico II” e l’università della Campania “Luigi Vanvitelli”, sia con associazioni culturali locali, che hanno portato alla realizzazione di un museo virtuale e di pubblicazioni a carattere scientifico e divulgativo.

Si rassicura, pertanto, che questo Ministero, tramite le proprie strutture centrali e periferiche, pone la massima attenzione al ripristino dell’area archeologica di Cales, ben consapevole dell’importanza storica e culturale del sito e delle ricadute economiche e occupazionali nei rispettivi territori».