Inchieste

La Gesia vorrebbe che il Consiglio di Stato ordinasse alla Regione di autorizzare l’impianto di rifiuti

Ma il giudice dell’ottemperanza non può eccedere i confini del primo giudicato. L’iniziativa solleva dubbi sulla strategia comunale nella «gestione» della conferenza di servizi

TEANO (Fernando Zanni) – La Gesia S.p.A. non molla l’osso e ci riprova! Così, a prima vista, potremmo sintetizzare la nuova iniziativa giudiziaria della Società che vuole costruire a Teano, in località S. Croce, un grande impianto per il trattamento di rifiuti, pericolosi e non pericolosi, nell’area della ex Isolmer.

Mentre è sospesa la nuova Conferenza di Servizi, che la Rete delle Associazioni locali, Comitato No-Imp in testa, avrebbe voluto inchiodare sul divieto all’impianto imposto dal Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali (PRGRS), ma che, invece, si è diversamente orientata verificando come si chiarirà in seguito varie questioni tecniche, dal cappello a cilindro della GE.S.I.A. è uscito un ricorso per l’ottemperanza al giudicato della Sentenza n. 3479 del C.d.S., che ha annullato il precedente diniego regionale.

Un Ricorso che appare, francamente, temerario!

Non ci vuole una grande competenza giuridico-amministrativa per capire che la Sentenza citata ha semplicemente annullato il diniego della Regione per difetto di motivazione, per cui la decisione non sembra suscettibile di attuazione coattiva. Insomma, il C.d.S. in sede di ottemperanza, nella fattispecie, non sembra avere il potere di definire i contenuti della relativa attività amministrativa della Regione e della Conferenza dei Servizi e, dunque, non potrà violare il giudicato in sede di cognizione e dovrà giocoforza respingere il ricorso, per pacifico orientamento giurisprudenziale!

Ma allora perché una simile iniziativa giudiziaria a «perdere»?

La risposta è interessante e apre diverse ipotesi interpretative. Intanto, è certamente fuori discussione la professionalità e l’esperienza  dell’avvocato al quale la GE.S.I.A. ha affidato il Ricorso. Basti qui ricordare che, con argomentazioni molto discutibili ma efficaci, è riuscito a ribaltare al Consiglio di Stato una articolata Sentenza del TAR Campania favorevole alla Regione e al Comune.

Accantonata, dunque, senza esitazione, l’ipotesi dell’errore, rimane in campo, forse, quella di una fine strategia processuale tesa a incutere timore, a insinuare il dubbio, a generare inquietudine, in uno, ovviamente, alla possibilità sempre in campo, dal nostro punto di vista,  di una sentenza ingiusta o nulla.

La richiesta di risarcimento dei danni, avanzata nel Ricorso per l’ottemperanza, potrebbe avere, tra l’altro, proprio questo effetto psicologico. Della serie: “quando tutto il resto rischia di non funzionare, comportati in modo inquietante o impressionante, spaventerà senza dubbio gli interessati”.

Se fosse questa l’interpretazione giusta, allora a maggior ragione bisognerebbe reagire prendendo, come si suole dire,  il toro per le corna.

Occorre reagire, ma come?

E’ necessario capire in primis che la ramificazione di motivazioni e chiarimenti tecnici del procedimento unico (l’attraversamento della strada provinciale del tubo di scarico di acque, l’incoerenza della proroga della VIA, etc.), utile e importante in altri contesti di gestione ordinaria della Conferenza dei Servizi, forse non giova oggi, qui e ora, alla causa del no all’impianto.

La situazione in questo momento è, infatti, straordinaria, caratterizzata, da un lato, da una Sentenza del Consiglio di Stato sfavorevole al Comune e , di contro, dall’altro, da un Piano regionale vigente che, invece, blocca qualsiasi impianto di rifiuti speciali sul nostro territorio.

Il passo giusto del Comune

Bene ha fatto, ovviamente, il Comune a dare l’incarico per costituirsi in giudizio e contrastare il Ricorso per l’ottemperanza e, forse, sarebbe anche necessario invitare il Presidente della Conferenza a sollecitare la Provincia e l’Ufficio regionale VIA per chiudere, tempestivamente, i sub-procedimenti avviati.

Un procedimento di autorizzazione unica, per interessi di tutte le parti in causa, non può durare una vita e danneggiare progressivamente agricoltori, proprietari di aziende, investitori, cittadini e Ente Locale!

Bisogna  mettere al centro della prossima conferenza dei Servizi l’insuperabile argomento del divieto di costruire sul territorio comunale

Ma, insistiamo, soprattutto bisogna  mettere al centro della prossima conferenza dei Servizi l’insuperabile argomento del divieto di costruire sul territorio comunale qualsiasi impianto di gestione di rifiuti speciali, come, opportunamente, deciso dall’aggiornamento del Piano della Regione Campania di gestione dei rifiuti speciali.

E non si tratta di un “regalo” regionale, ma della coerente applicazione territoriale delle  scelte strategiche dello sviluppo socio-economico dell’Alto Casertano agganciato alla “dominanza naturalistica” dell’Area, come previsto dalla Regione con il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con Legge Regionale.

Scelte strategiche, seguite e applicate dal (PTCP) Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (che ha anche previsto, coerentemente, la de-perimetrazione del Piano ASI) e dal PUC (Piano Urbanistico Comunale) che, tuttavia, è ancora solo adottato e rischia molto concretamente di non essere approvato entro la fine del prossimo mese di dicembre.

Quel divieto di costruire impianti di rifiuti a Teano tutto da giocare

Un macigno giuridico, quello del divieto di costruire a Teano impianti di rifiuti speciali, indirettamente avallato nelle motivazioni anche dal Consiglio di Stato con la Sentenza n. 3479/’23 favorevole alla GE.S.I.A., che inspiegabilmente non è stato finora, adeguatamente, utilizzato e imposto dal Comune nella  ultima Conferenza dei Servizi.