Cultura

Gocce di «Myosotis», impressioni recenti sull’antologia di versi di Carmen Melese

Solo frammenti per chi non c’era, alla recensione di Scoglio del libro di poesie che ha incantato Teano

TEANO (Elio Zanni) –  L’evento è di appena ieri l’altro 8 settembre, giorno venerdì. La scrittrice e poetessa sidicina, Carmen Melese, presenta il suo libro di poesie nell’auditorium del Museo archeologico di Teano. Del fatto si occupa anche il giornale Teanoce.it e il titolista di testata scriver «Un fiore «Myosotis», per non dimenticare la gioia dell’amore». E poi nel sottotitolo: «Presentando il libro, quali versi declarerà l’autrice? Quali le parole di Aurilio e Scoglio, nelle loro recensioni?».

La notizia è data. L’obiettivo dichiarato: suscitare curiosità sui versi, sul libro e nondimeno sulle recensioni di un altro poeta, Nicola Aurilio e di una persona-personaggio che a Teano ha almeno la stessa notorietà, col reciproco dovuto rispetto, del campanile dell’Annunziata: Emiddio Scoglio. Già consigliere comunale di minoranza, maggioranza, vicesindaco e quant’altro in campo politico amministrativo Scoglio ha sempre dato prova di un’eloquenza più unica che rara, fatta scivolare su un tappeto di parole educate e un linguaggio forbito.

All’evento di appena ieri l’altro 8 settembre, giorno venerdì, ha utilizzato le sue doti oratorie per recensire il libero di Carmen Melese. Emozionando e emozionandosi, appagando l’uditorio, l’autrice e persino coloro che avevano letto quel sottotitolo di giornale: quali le parole di Scoglio, nella sua recensione?»  

Ecco, quindi, quale servizio giornalistico dalle caratteristiche di un «domenicale» a uso e consumo di coloro che si sono persi quel momento culturale del Loggione della Cavallerizza, magari per motivi di lavoro e non di pigrizia mentale, il report dell’evento dalla penna dello stesso prof. Scoglio.

Abstract

Emiddio Scoglio: «Carmen Melese, come tanti altri poeti, ha avvertito, negli anni, il bisogno interiore di esprimere in versi emozioni, fantasie e tutti i sentimenti possibili. Ha dato ascolto alla voce del cuore, ha coltivato intensamente una passione ed ha saputo, nel tempo, rievocare attraverso la memoria la sua esperienza individuale, che, in modi e tempi diversi, si apre successivamente agli altri, arriva all’esterno, sollecita i sentimenti.

In verità, la nostra autrice, come ha acutamente osservato Nicola Aurilio, anch’egli poeta, nella sua prefazione alla raccolta, «parla, sì, in prima persona, ma esprime tutta la malinconia (e la melanconia) che oscura l’orizzonte di tante anime, entrando con ferma partecipazione nel nucleo dei sentimenti universali. Non parla, quindi di sé, ma di noi».

E tutto questo è poesia! Credo che qualche sottolineatura di alcuni tratti specifici dello stile compositivo ed espressivo di Carmen possa essere di sicuro interessante, per avvicinarsi al meglio ai suoi meravigliosi componimenti. Dopo la piacevole lettura della raccolta, credo di poterli individuare sinteticamente così: l’innato riserbo, che caratterizza peraltro la sua persona anche nella vita di tutti i giorni.

L’espressione dei propri sentimenti è sempre contenuta, delicata, essenziale, diretta, scevra da qualsiasi sovrapposizione di parole o di pensieri ritenuti non essenziali. Un «pudore comunicativo» che aggrada e conquista il lettore. La composizione scarna, immediata, senza ripensamenti eccessivi. Le sue poesie, nella stragrande maggioranza, sono brevi, ma evocative al massimo, grazie all’uso appropriato di termini pregnanti e significativi, che lasciano intendere chiaramente la sua formazione «classica», maturata peraltro con il conseguimento della laurea in Lettere antiche. L’illuminazione creativa, quasi una «folgorazione» compositiva, grazie alla quale, quasi sempre, la poesia nasce immediata, veloce, senza appesantimenti propedeutici, senza lavoro di rifinitura… un dono inestimabile, come ha riconosciuto la stessa autrice, una naturale propensione dell’anima.

A conferma delle sue acute riflessioni, col permesso di Carmen, venerdì ho quindi letto alcune brevissime poesie, anche per capire come l’autrice, pur partendo da esperienze individuali, sa toccare vari temi di carattere universale. Quali, ad esempio: il senso del limite, la caducità della vita, la solitudine, l’amore per la natura, il dolore. Panta Rei (pag. 20) Sola (pag.36) Terra (pag. 54) Dolore (pagg. 41 e 91), per me dei piccoli capolavori.

E adesso un chiarimento sul significato della mia presenza alla presentazione, atteso che non sono un poeta, non sono uno scrittore, e, soprattutto, non sono un critico. Ebbene, sono soltanto un amico, nel senso più genuino del termine, e, per questo, sarà facile per tutti immaginare la gamma di sentimenti, sfumature, comprensioni e feeling che ci legano da una vita e che mi hanno solidamente legato anche alla mamma e al papà, oggi di sicuro qui presenti per quella sorta di «corrispondenza di amorosi sensi» di foscoliana memoria, nella quale io decisamente credo.

Amarcord

Di Carmen ricordo persino quando è nata: una meravigliosa bambina. Mia madre, con amorevole premura e solido istinto materno, aiutò l’indimenticabile Signora Giulia a superare le faticose doglie del parto. Allora si partoriva in casa. Mia sorella Rosaria, felice come una Pasqua, tenne a battesimo la piccola nata, orgogliosa di poterla individuare, da quel giorno, come la sua «patinella».

Con Carmen e la sua famiglia ci accumunano le nostre radici dignitosamente popolari, la residenza, tutto sommato felice, nello stesso immobile di Vico II San Giovanni nel Centro storico di Teano, con il ricordo vivo dei sapori e dei profumi del «vicolo», dove esistevano valori veri come la solidarietà, la disponibilità e il rispetto.

Ma soprattutto con Carmen ci accomunano storie di emigrazione e di espatrio, vissute dalle rispettive famiglie di appartenenza la sua a Ginevra, la mia a Basilea, in fuga all’estero per motivi di lavoro, principalmente come diceva, senza retorica, il suo indimenticabile papà, per «non far mancare nulla alle mie bambine».

Ed erano tre, una più bella dell’altra, alle quali va riconosciuto il merito di non aver deluso le aspettative e i sacrifici del padre lontano e della mamma, dolcissima donna, che seppe prendersi cura, senza risparmio, della loro «buona educazione», come si diceva una volta.

Perdonerete la mia piccola divagazione su legami e storia familiare, ma era necessaria, secondo me, per chiarire bene il significato della mia presenza.

Intuizioni d’Anima

Credo che, quando Carmen mi ha invitato per un mio intervento, avrà pensato di attribuire alla mia presenza un valore di testimonianza, come se avesse voluto dire a voi tutti: «Guardate che le cose che ho scritto e scrivo sono autentiche, sono vere, hanno un vissuto, una storia, sono la mia vita. E questo Emiddio Scoglio, mio amico, lo sa ed è venuto qui per dirlo anche a voi».

Cara Carmen, io non so se tu hai veramente pensato così, perché non me lo hai mai detto. Ma io non ho avuto alcun dubbio ad essere stato presente e dimostrarti, ancora una volta, tutto il mio affetto e la mia stima come donna, come moglie, come docente, come scrittrice e da quella stasera, perché no, come poeta.

I suoi versi, cari amici, non sono un mero esercizio retorico, non sono simulazioni o finzioni, sono sentimenti veri espressi quasi in silenzio, con pudore, con innata delicatezza.

Una «anima bella»: speranze e saluti

E, in quanto tali, arrivano dritti al cuore e ognuno potrà rielaborarli e comprenderli, guidati dalla propria sensibilità e dal proprio vissuto. In una parola, sono il frutto di una «anima bella», come si diceva una volta. E questo Carmen Melese lo è e lo è sempre stata. Auguri sinceri, cara Carmen, con tutto l’affetto che conosci bene e, per quanto mi riguarda, mi prenoto volentieri, sempre che a te faccia piacere, per la presentazione di una nuova, interessante raccolta, che, ne sono certo, non a lungo ci presenterai.

Ed ecco il mio ultimo intervento alla serata culturale di venerdì 8 settembre 2023. Ho detto: «Consentimi, prima di chiudere, di leggere un’altra tua poesia «A mio padre» (pag. 43) con l’intento di onorare nel ricordo il tuo e il mio. Leggerò senza alcun commento: qualsiasi annotazione, in questo caso, sarebbe comprensibilmente fuori luogo. Ancora auguri e buon lavoro».

[N.d.R. Esiste un unico modo per capire e conservare nel profondo della mente le parole di Emiddio e le poesie di Carmen, un’unica e sola chiave di lettura: possedere, avere tra le mani, odorare e assorbire lentamente, a gocce: Myosotis].