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In tilt l’impianto idrico, perdita in collina Sant’Antonio. Mistero su controlli e tempi di riparazione.

«E io pago!». L’acqua dispersa in termini di costi alla fine incide sulla bolletta dei cittadini contribuenti.

TEANO (Redazione teanoce.it) – «E io pago!», dice il grande Totò nel film: 47 morto che parla. E qui la fotografia parla eccome, da sola, e dice proprio che c’è una enorme perdita d’acqua dall’impianto di sollevamento, stoccaggio (riserva) e rilancio di collina Sant’Antonio.

Ma è domenica 5 novembre 2023 e soprattutto siamo a Teano e così c’è già qualcuno che scommette che un simile problema potrebbe richiede più di due giorni e «forse anche più» per essere risolto. Vedremo.

È una dispersione molto copiosa che oggi pomeriggio ha assunto caratteristiche paradossali per una città che sta a corto d’acqua in molte frazioni e con quartieri del centro storico che lamentano bassa pressione, nonostante siano ubicati in zone orograficamente depresse, ossia basse, del territorio.

Polizia municipale chiusa. A chi avvertire? Ma poi, ci si domanda: perché mai avvertire qualcuno? Magari si rischia di far brutta figura, perché tutti già sanno tutto ma, sai com’è: è domenica… E le ditte di controllo? Già, che fine hanno fatto poi le ditte (ben due) agganciante dal comune per compiere gli appositi giri di controllo quotidiani sugli impianti? Una ditta non bastava? Assolutamente no. E così Teano è stata divisa in due: come una torta.

E manco va bene. Se è vero com’è vero che non sarebbe arrivato nessun campanello d’allarme per la perdita dall’impianto Sant’Antonio. Eppure potrebbe trattarsi di un guasto di facile riparazione. Un galleggiante del «troppo pieno» della vasca della raccolta bloccato, per esempio.

Anche perché se fosse arrivato un allarme, ossia se qualcuno dei controllori si fosse accorto del guasto senza poi che i consiglieri di riferimento si fossero preoccupati di entrare in azione provvedendo a loro volta a mettere in moto la macchina delle riparazioni, la cosa sarebbe ancora più grave. Anzi gravissima. Scatterebbe la domanda: chi si è assunto la responsabilità di lasciare che il guasto permanesse fino a peggiorare?

Che dire? C’è da rimpiangere il buon Franco Camasso, che da solo si sobbarcava – e con apprezzabili risultati – i controlli di tutti gli impianti di Teano. E Camasso, poi ritiratosi a buon diritto in pensione, era una cosiddetta Categoria A. Anzi, si dice che spesso era lui stesso a provvedere alle possibili riparazioni, regolazioni di flusso e persino alla clorazione.

Oggi di categorie A il comune di Teano è piano come un uovo. Se ne conterebbero almeno dieci (dieci). Perché non impiegarli anche nel controllo impianti idrici? Magari osservando un calendario perfettamente calzante con i loro orari parziali di lavoro: in turno. Altro mistero della politica locale. Con il recente aumento dell’orario di lavoro per gli ex Lsu l’operazione sarebbe facile, economica e virtuosa.

Bei ragionamenti, non c’è che dire. Un ragionamento che non funziona e una «festa» del genere probabilmente i cittadini contribuenti non la vedranno mai. Si, perché l’acqua dispersa non la pagano certo gli impiegati dell’Ufficio tecnico, meno che mai gli amministratori di maggioranza.  Quell’acqua dispersa, alla fine della storia la pagano i cittadini. Domani, se ne ricorreranno le condizioni, teanoce.it produrrà di sicuro una II puntata. «E io pago!».