Inchieste

Addio al boschetto collina Sant’Antonio. Hanno tagliato Alberi per piantare arbusti: un’oscenità ecologica.

E non abbiamo 35 alberi in più – come voleva la Provincia – visto che c’è stato un disboscamento.  

TEANO (Fernando Zanni) – Dove mette le mani l’uomo, non sempre c’è equilibrio, come dimostra lo “straordinario” progetto di sistemazione dell’area giochi di Sant’Antonio. Anziché piantumare nuovi alberi, scopo principale del generoso finanziamento di 60mila euro della Provincia, qui si tagliano antichi eucalipti e cipressi, di circa 60 anni, in ottimo stato vegetativo, udite udite, per la loro presunta «pericolosità» e il loro stato «igienico-sanitario», nemmeno se si trattasse di un sistema di smaltimento delle acque reflue, o di un cumulo di rifiuti abbandonati.

Si tagliano 17 esemplari di alberi, un piccolo boschetto, per spendere soldi pubblici allo scopo di piantumare arbusti, che non è la stessa cosa, come tutti sanno.  Una bestemmia ambientale, a nostro avviso! Ma andiamo con ordine.

La meritoria iniziativa della Provincia: due avvisi pubblici, alternativi, per bonificare siti inquinati dai rifiuti (micro discariche) e aumentare la dotazione di verde urbano dei comuni.

La Provincia di Caserta, meritoriamente, ha messo a disposizione dei 104 Comuni, con due Avvisi Pubblici nel 2022, finanziamenti al 100% della spesa per due progetti alternativi. Uno per la bonifica di siti inquinati da rifiuti abbandonati (e tutti sanno che il nostro Comune affonda nei rifiuti, lungo le strade, sotto i ponti, in aree degradate, etc.) e l’altro per nuove alberature di strade e parchi.

I Comuni hanno dovuto scegliere: chiedere soldi per la bonifica del territorio (ma il contributo massimo sarebbe stato di 35mila euro), oppure aumentare la dote di verde urbano con nuove alberature stradali e parchi urbani (contributo massimo di 60mila euro). Il nostro Comune ha optato per le alberature, il contributo più cospicuo, ma con il vincolo di piantumare almeno 35 nuovi alberi, secondo le caratteristiche della scheda tecnica allegata all’Avviso provinciale. Nulla di male, per carità. Ma si è posto, evidentemente, il problema di dove metterli a dimora.

Trasformare un boschetto in un giardinetto: una genialata! se non si trova posto per i nuovi alberi, la cosa più semplice è tagliare gli alberi di alto fusto che ci sono già e sostituirli con vari arbusti, piante più basse e meno «invadenti».

Piantumare gli alberi lungo le strade non si pensa proprio, visto che ormai sono l’habitat «ideale» per le automobili. I marciapiedi sono i nuovi parcheggi comunali, a parte le numerosissime insidie per gli sventurati pedoni. D’altra parte, il Capoluogo, come è sotto gli occhi di tutti, è un unico grande e caotico parcheggio.  Le 17 Frazioni, ovviamente, non ci stanno proprio a fare! Dunque, si pensa ancora una volta all’area della collina di S. Antonio e si trasmette alla Provincia un progettino che prevede la sua “sistemazione”.

Ma qui gli alberi ci sono già. Come fare? Semplice. Se gli alberi esistenti si dichiarano pericolosi e si suppone che possano creare problemi dal punto di vista (non scoppiate a ridere, per favore)” igienico-sanitario” il gioco è fatto!  Il polline, come è noto, può’ scatenare reazioni allergiche e poi nell’area, come sanno tutti quelli che la praticano, non circola aria (cito a memoria la relazione tecnica). Infatti, è un boschetto, ergo è meglio trasformarlo in un giardinetto come quelli di pertinenza di alcune abitazioni.

Saranno tutti contenti i cittadini di Teano. Ora, non rimane che individuare i 35 nuovi alberi e la scelta cade sulle cosiddette “piante di Giuda”. Una leggenda medioevale le collega al tradimento di Giuda Iscariota verso Gesù, ma qui al massimo viene tradito l’approccio ecologico e sistemico. Si tratta, infatti, di un elegante e piccolo arbusto, non di un albero di alto fusto.

C’è una singolare coincidenza temporale, mentre il 21 novembre si celebra la giornata nazionale degli alberi, a Teano si tagliano e si espiantano.

Sul piano pedagogico e simbolico, non è un buon esempio da seguire. Tagliare alberi per mettere a dimora arbusti, forse viola anche l’Avviso pubblico provinciale, che, appunto, ha l’obiettivo di aumentare la dotazione arborea dei Comuni. Insomma, non sembra una sana coincidenza. D’altra parte, il boschetto di eucalipti e cipressi della nostra Collina, oltre al sequestro di CO2 e alla produzione di Ossigeno, aveva anche un significato storico-educazionale per tutta la Comunità, perché era il prodotto di tante “feste degli alberi” che hanno visto protagonisti molti alunni delle scuole elementari di diverse generazioni. Insomma, “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono (Salani), è morto sulla nostra collina.

Mutatis mutandis, si sarebbe potuto usare lo stesso metodo che si sta utilizzando per i lecci esausti e malati della reggia di Caserta. Ma la democrazia partecipata, stenta ad affermarsi nel nostro comune.

Dunque, la prima osservazione critica è quella di avere tagliato alberi, cioè piante di alto fusto (eucalipti e cipressi), sani e in ottimo stato vegetativo, cioè alberi che avrebbero avuto solo bisogno di una adeguata potatura, per sostituirli con arbusti, piante basse e ornamentali. Insomma la nostra dotazione di verde urbano è diminuita non aumentata. La seconda considerazione, invece, riguarda il metodo. E qui facciamo un esempio che all’apparenza può sembrare esagerato. La Direzione della Reggia di Caserta, per i 635 lecci malati che scandiscono i filari della spettacolare via d’acqua del parco ideata da Vanvitelli, nel presentare con gli esperti di due università i risultati delle indagini scientifiche (ripetiamo «indagini scientifiche»), ha prospettato i possibili interventi in un convegno del luglio scorso, che ha messo a confronto le diverse modalità di intervento. Ovviamente, non si tratta della stessa cosa, lo abbiamo detto, ma il metodo si sarebbe potuto imitare. 

Non c’è nessuna indagine scientifica a dimostrare una qualche malattia degli alberi del boschetto di Sant’Antonio, c’è solo una relazione di un agronomo, che costa 1.800,00 euro, e che parla genericamente di pericolosità e di preoccupazione «igienico-sanitaria» niente, per giustificarne lo scempio.

Anziché tutelare il verde e gli alberi, noi facciamo il percorso inverso. E la cosa è ancora più grave, perché sembra che non ci sia la consapevolezza culturale e politica della loro importanza per la Comunità. Recentemente, un ramo pericolante di un platano, per esempio, nel Capoluogo ha portato alla sua capitozzatura a colonna. Il risultato è che si tagliano sulla nostra collina 17 alberi di alto fusto, di eccezionale importanza ambientale, in piena e sana vegetazione, senza uno straccio di indagini scientifiche della loro pericolosità e/o, di eventuali patologie.

«Dobbiamo imparare dagli alberi, evitando l’antropomorfismo con cui guardiamo e sottomettiamo gli ecosistemi», sostiene il biologo Laurent Tillon nel suo «Essere una quercia», Contrasto Edizioni. lo mi permetto di ripeterlo agli agronomi e ai politici. Ma so già che il messaggio entra da una parte ed esce dall’altra! Di recente, ho appreso da un articolo sul Sole 24 Ore che nella tradizione degli irochesi, ogni volta che si prende una decisione si chiede a una persona di fare la “parte del lupo” e ascoltare la richiesta domandandosi “cosa sarebbe meglio per il lupo?”, intendendo l’Ambiente; anche noi qui a Teano dovremmo cercare di costruire, così, il nostro futuro.