Politica

Accordo Teano-Vairano sul doppio storico Incontro: violato lo Statuto Comunale.

Occorreva convocare un Consiglio con l’osceno ordine del giorno e poi varare la modifica dello Statuto.

TEANO (Elio Zanni) – E se vendendo politicamente l’anima al Diavolo sulla Storia locale, cioè sottoscrivendo il patto scellerato del doppio Storico Incontro «di Vairano & Teano», l’amministrazione comunale di Teano avesse commesso un errore burocratico-amministrativo così grave renderlo nullo?

Un’ammissione del genere «abbiamo commesso un errore» sarebbe un atto eroico e d’onestà intellettuale, ancorché poco probabile da parte degli attori del fatto. Ma sarebbe un comportamento certamente molto meno grave dell’eventuale ratifica per «cristallizzazione», per dato di fatto tacitamente acquisito, di uno scivolone epocale che sta passando nell’immaginario collettivo (e rimarrà per sempre negli annali dei fatti amministrativi locali) come: la «svendita» dell’Incontro di Teano.

Ma anche senza una simile onesta ammissione, tutto dice che un errore c’è stato nel «patto di spartizione dell’Incontro». Un errore commesso a Teano come comune cedente e in grado di ridurre Vairano Patenora in una città in possesso di un foglio di carta (il patto spartitorio) perfettamente inutile; privo di valore istituzionale. Sta emergendo, infatti, che tutta l’operazione clonazione della Stretta di Mano e il tentativo di «bilocazione dell’Eroe dei due mondi e re vittorio Emanuele II» sia di fatto vessata da un difetto sostanziale, burocratico e amministrativo.

Ad avvalorare tale tasi, ossia che sia stato sottoscrizione di un atto nullo, c’è niente poco di meno che: lo STATUTO COMUNALE. Infatti, con la rinuncia all’idea di Teano unica città dello Storico Incontro, e con la suddivisione per scissione di Garibaldi, l’amministrazione comunale trasgredisce proprio lo STATUTO COMUNALE.

Si tratta del Titolo I, Principi Generali, Art. 1 Origine del Comune di Teano dove si legge, testuale: «Teano è considerata «Culla della Unità d’Italia» a seguito dell’incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, che avvenne nel suo territorio il 26 ottobre 1860». Quindi non «una delle culle dell’Unità d’Italia» ma la «Culla della Unità d’Italia». Del resto chi potrebbe mai arrivare a pensare che un evento nasca per incanto in due due culle contemporaneamente?

Ed ecco le radici e fonti del nostro nobile vessato Statuto: Giunta Regionale della Campania Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 44 del 13 settembre 2004 1 / 37 Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 44 del 13 settembre 2004 CITTA’ DI TEANO – (Provincia di Caserta) – Statuto Comunale – APPROVATO CON DELIBERAZIONE DI CONSIGLIO COMUNALE N. 19 DEL 10 MARZO 2004. STATUTO FIRMATO DAL SEGRETARIO GENERALE DR. AMEDEO GINEPRI E DAL SINDACO DEL MOMENTO ING. RAFFAELE PICIERNO. LEGGI QUI.

Dunque, si può affermare che l’amministrazione comunale, prima di sottoscrivere il patto politicamente scellerato aveva non solo un dovere morale e politico di confrontarsi con il resto degli amministratori pubblici, con la società civile e quindi con l’intera comunità, ma anche l’obbligo di convocare un Consiglio comunale con all’ordine del giorno la proposta e poi l’eventuale modifica statutaria.

Si veda cosa dice la normativa in materia: «Lo statuto viene deliberato da ciascun Consiglio comunale con un voto a maggioranza qualificata. L’approvazione avviene con la votazione favorevole dei due terzi dei consiglieri del Consiglio comunale.

Qualora questa maggioranza non sia raggiunta alla prima votazione, lo Statuto è approvato con il meccanismo della doppia maggioranza assoluta, ossia, se ottiene, entro trenta giorni, per due volte il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri. LO STESSO PROCEDIMENTO È ADOTTATO ANCHE PER LE MODIFICHE STATUTARIE». LEGGI QUI.

Più chiaro di così! Ma non è finita: una volta approvato lo Statuto è pubblicato nel bollettino ufficiale della regione ed affisso all’Albo pretorio dell’Ente per trenta giorni consecutivi; infine inviato al Ministero dell’interno per essere inserito nella raccolta ufficiale degli statuti.

Cosa succederà adesso? Assisteremo a una presa di posizione del Comune rispetto a questa più che seria e concreta possibile omissione oppure passerà tutto in cavalleria, come se nulla fosse accaduto ed emerso? E se non la maggioranza, magari non in grado e soprattutto per nulla interessata a formulare un simile «mea culpa», come si comporterà di converso la minoranza? Saprà essere opposizione sensibile e proponente? La curiosità è tanta, come la speranza, benché scottata da precedenti esperienze. Staremo a vedere.