Politica

Rendiconto e bilancio annullati dal Tar: è arrivata l’ora di un consuntivo politico…

Il Consiglio comunale non è un «votificio» del potere della maggioranza, dove il «consorzio di famiglie» che ha vinto le elezioni impone la propria visione delle cose, indipendentemente dalla legge.

TEANO (Fernando Zanni) – La recentissima Sentenza del Tar Campania, emessa l’8 novembre 2023, di annullamento delle delibere del Consiglio comunale di Teano che approvano il Rendiconto di Gestione 2022, il Dup (documento unico di programmazione) e il Bilancio di Previsione triennale 2023-2025, non è una tragedia tecnico-giuridica, ma pone in risalto, comunque, un grave aspetto comportamentale, politico e di merito, della maggioranza che vale la pena di indagare.

Avv. FERNANDO ZANNI

Ma procediamo con ordine.

Il ricorso alla Giustizia Amministrativa, è stato proposto coraggiosamente dalla consigliera di minoranza Daniela Mignacco, che ha giustamente lamentato la mancata messa a disposizione, almeno 20 giorni prima della convocazione del Consiglio Comunale, della documentazione completa relativa al Rendiconto di Gestione 2022 e, poi, con motivi aggiunti, della documentazione relativa al Dup e al Bilancio di Previsione triennale. 

Ora, che l’annullamento del rendiconto, del Documento Unico di Programmazione e del Bilancio di Previsione non sia una catastrofe per la maggioranza, è cosa nota non solo ai giuristi. Qui siamo nel caso di documenti contabili comunque approvati, seppure ritenuti illegittimi dalla Giustizia amministrativa.

Dunque, siccome questa non è l’ipotesi di «riottosità» o «inerzia» dell’Amministrazione a procedere all’approvazione dei documenti economico-finanziari, ma solo di illegittimità dei deliberati, non scatta – per ora – tutta la procedura sanzionatoria prevista dall’art. 141, comma 2, del TUEL, che è finalizzata di fatto in primo luogo a sollecitare l’approvazione dei documenti contabili e programmatici obbligatori.

Solo, infatti, a seguito dell’eventuale inadempienza all’intimazione ultimativa del Prefetto, può attivarsi la procedura di scioglimento e l’intervento sostitutivo di un Commissario.  Ma questa è a Teano, almeno per il momento, una ipotesi di fantapolitica.

Ma allora cosa succederà ora? Il Comune ha solo due alternative: ricorrere in Appello, oppure rientrare nella legalità e sanare i vizi procedurali.

In teoria il Comune potrebbe, infatti, fare ricorso in appello al Consiglio di Stato, chiedendo la sospensiva della Sentenza del Tar. Ma questa è solo, a nostro avviso, una ipotesi teorica, perché le violazioni di legge sono così evidenti e conclamate, come scrutinate dal Tar Campania, che un ricorso in Appello potrebbe indurre il Giudice a individuare la lite temeraria e condannare il Comune al pagamento di una sanzione pecuniaria in misura non inferiore al doppio del contributo unificato. Una eventualità questa che esporrebbe, senza alcun dubbio, l’Amministrazione e la maggioranza a rischi di responsabilità amministrativa e poi di danno erariale.

Al netto, dunque, di un non consigliabile ricorso in appello, il Consiglio Comunale potrà nuovamente pronunciarsi, sanando tutti i vizi di procedura che hanno determinato l’annullamento degli atti deliberativi, questa volta rispettando, obtorto collo, i termini previsti dalla legge e dai Regolamenti.

Ed è proprio questa strada obbligata, essere costretti a ripetere la procedura di approvazione dei Bilanci, a rispettare la legge «obtorto collo», che pone problemi politici per il futuro del nostro Comune.

Questo è un aspetto, se si vuole, che pone a tutta la Comunità teanese una questione più importante di quella giuridica in senso stretto: il problema della democrazia locale e dell’esercizio del potere. Escludendo problematiche di incompetenza, anche le pietre conoscono ormai i termini previsti dal Testo Unico degli Enti Locali e dal Regolamento di Contabilità,  per consentire a tutti i consiglieri comunali, di partecipare consapevolmente e di poter dare un contributo costruttivo ai deliberati, emergono le ipotesi di sfrontatezza, prepotenza e indifferenza nei confronti degli amministratori comunali di minoranza.

La dinamica dei lavori dei consigli comunali, come registrati dal Tar, dice cose gravissime. Ammesso che non si siano fatti bene i conti all’inizio, non si capisce perché di fronte alle pregiudiziali argomentate di un Consigliere non si sia accolta la proposta di differimento della seduta, ammettendo l’errore.

Il Consiglio comunale non è un «votificio» del potere della maggioranza, non è l’assise dove il «consorzio di famiglie» che ha vinto le elezioni espone al pubblico i propri muscoli e impone la propria visione delle cose, indipendentemente dalla legge, ma la sede naturale del confronto e della decisione politico-programmatica. Insomma, è il luogo dove si compie la democrazia,  dove matura la guida strategica e operativa dell’Ente che investe l’esercizio della funzione politico-democratica di tutti i consiglieri.

Allora, la domanda nasce spontanea.

In questo momento storico, particolarmente delicato per riforme nazionali, come il Premierato e l’Autonomia differenziata, che vogliono riscrivere i rapporti Istituzionali e con i cittadini, non sarebbe il caso di dare esempi di dialogo, lungimiranza, di democrazia locale partecipata e rispettosa delle leggi?