Economia Politica

Torna l’incubo dell’impianto rifiuti speciali Gesia. Ma Regione, Provincia e Comune hanno una FRECCIA D’ORO al loro arco.

Una carta vincente incredibilmente, assurdamente, mai giocata fino a oggi. Eppure, la sentenza, nel merito, non dà ragione alla Gesia e non ritiene che abbia il diritto di ottenere l’Autorizzazione all’impianto.

FERNANDO ZANNI

TEANO (Fernando Zanni) – Entro novanta giorni, sapremo se la Gesia sarà autorizzata a costruire o meno nella città di Teano, in località «Santa Croce» area ex Isolmer, un grande impianto di trattamento di rifiuti speciali.

Diciamo subito che una eventuale Autorizzazione non sarebbe solo un «disastro annunciato» per Teano e per la sua Area Vasta (Parco di Roccamonfina in primis), ma costituirebbe anche una clamorosa violazione giuridica della programmazione regionale di Settore.

Questo stretto legame, che approfondiremo qui di seguito, non è molto chiaro ad alcune Autorità che hanno espresso un disinvolto parere favorevole. Ma è, al contrario, molto evidente alla Rete delle Associazioni locali e ai Cittadini, che appaiono più informati e consapevoli del grave impatto sistemico, ambientale ed economico, che provocherebbe il suddetto impianto sia oggi che sulla futura programmazione strategica del Comune.

Tuttavia, la distopia può essere fermata; la freccia d’oro, che hanno Regione, Provincia e Comune nelle loro faretre, è nient’altro che il rispetto delle norme regionali aggiornate nel 2022 sulla gestione dei rifiuti speciali in Campania. Ma procediamo con ordine.

Perché entro novanta giorni? E cosa ha deciso veramente il Consiglio di Stato? La Gesia non ha nessun diritto ad ottenere l’autorizzazione.

Tre mesi soltanto, perché la tenace «guerra», a suon di ricorsi amministrativi, della Gesia ha ottenuto, in sede di ricorso per ottemperanza, una decisione del Consiglio di Stato (Camera di Consiglio dell’11 gennaio 2024) per l’esecuzione della Sentenza di Appello n. 3479 del 4 aprile 2023, che obbliga la Regione Campania, nella persona del Presidente della Conferenza dei Servizi, a contingentare i lavori, decidendo perentoriamente entro il suddetto termine.

A prima vista, una nuova vittoria della Gesia. Ma a ben guardare la Sentenza, nel merito, non dà ragione alla Gesia e non ritiene che la stessa Società abbia il diritto di ottenere l’Autorizzazione a costruire l’impianto, tesi sostenuta caparbiamente dal legale della suddetta Società.

La Sentenza accoglie, certamente, il ricorso, perché non è possibile rimandare «sine die» decisioni che si devono assumere entro termini accettabili, ma nei limiti della tempistica decisoria e stringendo, contemporaneamente, la rinnovazione del procedimento soltanto sulle fasi ritenute già viziate da illegittimità dalla Giustizia Amministrativa.

In pratica, la Regione deve rinnovare il Decreto di diniego dell’autorizzazione, questa volta motivandolo adeguatamente e congruamente, attingendo alla lunga istruttoria già agli atti e dando un giudizio di bilanciamento (una valutazione) rispetto ai pareri favorevoli espressi con prescrizioni da tre Autorità di settore (Arpac, Vigili del Fuoco e Consorzio Generale di Bonifica di Bacino). Niente di sorprendente!

Come si esce dal «cul de sac» – non è elusivo agganciare la rinnovazione del diniego dell’autorizzazione al rispetto del Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali (Prgrs).

Allo stato dell’arte della suddetta Sentenza di ottemperanza, si deve ricordare che appaiono corrette le considerazioni della Rete delle Associazioni locali (capofila il Comitato No-Imp), che nel disapprovare con fermezza l’invenzione di nuovi percorsi istruttori (per es., lo scarico sulla strada provinciale non autorizzato, etc ), invitò il Comune a chiedere al Presidente della Conferenza dei Servizi, nella seduta del 10 maggio 2023, di procedere, con immediatezza, a prendere atto del Piano Regionale  di Gestione dei Rifiuti Speciali che, fin dal suo aggiornamento e approvazione nel 2022, esclude la possibilità di insediare un impianto di gestione di rifiuti speciali, nelle aree riconosciute dal Piano Territoriale Regionale (PTR) «a dominanza naturalistica», come, appunto, il territorio del Comune di Teano.

Secondo le norme vigenti del suddetto Piano regionale, sono le Province a decidere le aree idonee e non idonee ad ospitare gli Impianti di rifiuti speciali, ma devono tener conto di alcuni divieti, raccomandazioni e vincoli, uno dei quali (V16) esclude, appunto, categoricamente, il territorio teanese.

Qui sorge una domanda, che meriterebbe una risposta chiara ed esaustiva. Perché ancora tanta circospezione e timore da parte di molte Autorità e consulenti nel decidere di calare sul tavolo della Conferenza con la dovuta forza il divieto  normativo di costruire un impianto di rifiuti speciali in un’area a dominanza naturalistica?

La Regione non può adottare un Decreto favorevole alla Gesia, senza violare un divieto posto dalla Programmazione regionale di settore.

Eppure, questa dovrebbe essere la tesi vincente! Il Presidente della Conferenza dei Servizi (Alto Dirigente della Regione Campania) non è più in grado di adottare un Decreto di autorizzazione favorevole alla Gesia, per costruire un impianto di gestione di rifiuti speciali nel territorio di Teano, per il semplice fatto che nel 2022 è intervenuto un mutamento normativo che lo vieta!

Poco importa se la Provincia di Caserta non ha definito tutte le aree idonee e non idonee, avendo espresso parere negativo nello specifico. Tra l’altro, questa argomentazione può essere bene armonizzata, trattandosi di un «vincolo ambientale e programmatico» regionale, con la necessità di superare le quattro ragioni di inadeguatezza della motivazione che fondano la Sentenza del Consiglio di Stato di annullamento del Decreto di diniego dell’autorizzazione.

Non si tratta di una «raccomandazione» alle Province, ma di un vincolo che trova la sua ragione d’essere nel potere regionale costituzionalmente garantito di programmare il proprio modello di sviluppo (cosa fatta con il Piano Territoriale Regionale).

Se il Dirigente regionale dovesse rinunciare a rinnovare il decreto di diniego dell’autorizzazione, si potrebbe configurare una grave omissione e la Regione, come si suole dire, si tirerebbe la classica zappa sui piedi!