Cultura Curiosità

L’importanza del dibattito online e un archeologo «controcorrente». Ossia: quando «leggere lungo» paga ancora.

Non solo click. Un Web-lettore riflette a voce alta su una delle nostre mitiche «lenzuolate», articoli quasi infiniti, stavolta con riflessioni sull’ultima Fiera.   

TEANO (Pietro De Biasio) – Siccome ogni tanto capita che qualcuno legga ancora gli articoli fino in fondo, e non solo i titoli, come va di moda da quando Zuckerberg ha preso il posto di Gutenberg, vale la pena segnalare quando un lettore si prende pure la briga di scrivere. Magari firmandosi, che di questi tempi è quasi un atto rivoluzionario.

È il caso di Danilo Raimondi, archeologo da sempre impegnato nel volontariato, che ha voluto commentare l’articolo «Fiera: illusioni e delusioni. Ok produttori, eccellenze e processione di Sant’Antonio» (CLIKKA QUI) E siccome ogni tanto capita che qualcuno legga davvero, e non solo clicchi, scrolli, sbadigli e condivida senza capire una riga, vale la pena segnalare riportare il commento del nostro gentile web-lettore che, a differenza di tanti tuttologi da tastiera, ha letto, riflettuto e scritto, senza insulti. Miracolo.

«Quando si tratta di politica bisogna sempre essere critici e mai tifosi, perché a rimetterci non sono solo le persone ma anche il territorio (questo vale in ambito locale, nazionale e internazionale).

Mi ero accorto già dalle immagini della processione che la “festa” sarebbe stata un disastro, ma la colpa è da ricercare in una serie di fattori. Tralasciando l’aspetto religioso, il problema di fondo è nella storia stessa della (anzi delle) fiera: esse nacquero per scopi economici/commerciali, inseriti in contesto religioso per ragioni opportunistiche (più fedeli = più clienti). Se viene meno l’aspetto economico/commerciale allora viene meno anche la ragione d’esistere della fiera. Rendere una fiera una semplice passerella politica autocelebrativa o, peggio ancora, uno strascico storico anacronistico porta inevitabilmente all’allontanamento delle persone le quali, mutate nei gusti e negli interessi, cercano ben altri prodotti e attività che Teano, nonostante le continue insistenze da parti di noi “soliti noti”, continua a non voler dare.

La colpa di chi è? Proprio di chi usa le attività pubbliche come una passerella narcisista (vizio che hanno TUTTI i politici e TUTTI gli uomini delle istituzioni).

Qual è la soluzione? Soluzioni ce ne sono tante, a volte troppe, ma partono tutte da un unico presupposto: la politica DEVE SMETTERLA di autocompiacersi e decidere, una volta per tutte, di rinunciare a rappresentare quella fetta di popolazione che, per ignoranza e malafede, insiste nel non volersi evolvere restando ferma ad un’epoca ormai morta e sepolta.

Teano deve evolversi “senza se e senza ma”, anche se ciò significa mutare identità radicalmente e cambiare la testa delle persone con la forza».