Punti nascita, decisione shock regionale: chiudono Piedimonte, Sessa e Sapri

Inascoltati; sindaci, comitati di protesta e assessore regionale. Vincono i numeri non i popoli, per ora…
SESSA AURUNCA / PIEDIMONTE MATESE / SAPRI (Elio Zanni) – Un incubo temuto da anni si è concretizzato oggi per migliaia di famiglie nell’Alto Casertano, nella zona Domizio-Aurunca e sul litorale cilentano. Con la deliberazione della Giunta Regionale della Campania numero 418 del 1° luglio 2025, è stata disposta la chiusura immediata dei punti nascita di Piedimonte Matese, Sessa Aurunca e Sapri. La motivazione è drastica e inappellabile: l’incapacità di raggiungere la soglia minima di 500 parti annui, come previsto dalle normative nazionali.
La decisione, approvata dall’organo esecutivo campano presieduto dal Governatore Vincenzo De Luca, si inserisce nel più ampio piano di riorganizzazione della «Rete Regionale per l’assistenza materno-neonatale». Un piano, basato sull’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 (Governo Berlusconi IV) e integrato dal DM 70/2015 (Governo Renzi), che mira a migliorare la qualità dei servizi, promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e garantire l’unitarietà del sistema sanitario. Il DM 70/2015, in particolare, ha abbassato da 1000 a 500 il numero minimo di nascite per mantenere attivi i punti nascita.
Deroga scaduta: i numeri vincono sulle necessità dei popoli
Per anni, questi tre presidi sono rimasti aperti grazie a una deroga, che aveva scongiurato le chiusure già previste nel 2018 e avallate da un parere negativo del Ministero. Tuttavia, i dati più recenti hanno reso impossibile un ulteriore rinvio. Il Comitato Percorso Nascita nazionale (CPNn) ha certificato numeri impietosi negli ultimi tre anni:
- Il punto nascita dell’Ospedale «Ave Gratia Plena» di Piedimonte Matese registra il dato più basso dell’intera Regione Campania, con appena circa 150 parti annui.
- Il «San Rocco» di Sessa Aurunca si posiziona al penultimo posto, con poco meno di 200 parti annui.
- Anche il punto nascita di Sapri non ha raggiunto la soglia richiesta.
Questi numeri, in costante e progressivo declino, hanno di fatto sigillato il destino dei tre presidi.
Le voci inascoltate: sindaci e comitati in protesta
Nonostante gli sforzi e le veementi proteste, la chiusura è diventata realtà. A nulla sono valsi i tentativi dei sindaci Vittorio Civitillo di Piedimonte Matese e Lorenzo di Iorio di Sessa Aurunca, che hanno guidato una mobilitazione congiunta di 28 sindaci e numerose associazioni territoriali. Si direbbe proprio che non sia servito a nulla nemmeno l’intervento della Commissione consiliare presieduta da Gennaro Oliviero, che aveva riconosciuto Piedimonte Matese, Sessa Aurunca e Sapri come zone disagiate nel tentativo di ottenere una nuova deroga ministeriale, non ha sortito l’effetto sperato. Da Roma non sono giunte indicazioni diverse, lasciando alla Regione Campania l’obbligo di procedere con la chiusura in conformità alle prescrizioni ministeriali.
Cosa succederà ora? Il pannicello caldo della guardia attiva H24
La delibera regionale impone alle Asl di Salerno e Caserta di avviare e completare entro il 30 giugno 2025 (sebbene la delibera sia datata 1° luglio 2025, NdR) il processo di cessazione delle attività dei punti nascita. Tuttavia, per gestire le emergenze ostetriche non differibili, è stata disposta la presenza di una guardia attiva h24 di ginecologi anche dopo la disattivazione dei presidi.
Contestualmente, la Direzione generale tutela della salute e coordinamento del Ssr è stata incaricata di elaborare, con il supporto del Comitato Percorso Nascita regionale, nuove proposte programmatiche per riorganizzare ulteriormente la rete assistenziale per donne e neonati. L’obiettivo è garantire maggiore qualità e sicurezza durante il parto, ma resta l’amara consapevolezza che intere comunità, soprattutto quelle più isolate, dovranno affrontare l’onere di spostamenti più lunghi e disagi maggiori per un evento fondamentale come la nascita.
La chiusura di questi punti nascita rappresenta un duro colpo per le comunità locali, che vedono allontanarsi servizi essenziali e si trovano ad affrontare un futuro incerto per le nuove famiglie. La questione solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità dei servizi sanitari nelle aree interne e sulla tutela del diritto alla salute per tutti i cittadini campani. Eppure all’orizzonte ci sono le elezioni regionali, qualcosa dovrebbe succedere. C’è anche il rischio che il provvedimento istighi una sollevazione popolare con eclatanti manifestazioni di piazza. Si spera almeno in una proroga.