IL FOCUS. Sulla società che gestisce, senza esserne proprietaria, il capannone distrutto dal rogo tossico a Teano, da mesi ci lavoravamo. E ve ne diremo delle belle

PRIMA PUNTATA. Una storia tutta italiana, tutta meridionale, tutta casertana. Un imprenditore di Caiazzo lo ha comprato dieci anni fa ad un’asta fallimentare per 250 mila euro. Non l’ha potuto mai usare perché il “fallito”, un tizio di Marano che ci stoccava della frutta, ci ha messo tonnellate di monnezza. Il tutto nell’inazione assoluta del custode fallimentare. Solo una pm di Santa Maria Capua Vetere, ovvero Marina Mannu, ha studiato attentamente il fascicolo, dando ragione all’imprenditore – in pratica – truffato. Per cui, quando sono divampate quelle fiamme, noi di CasertaCe che conosciamo e vi racconteremo la storia, non siamo rimasti assolutamente stupiti
TEANO (g.g.) – Il nome Campania Energia non è estraneo alle cognizioni di CasertaCe. Non lo era da molto prima del giorno in cui tutti gli organi di informazione hanno appreso che in quel di Teano ci sono – pardon, a questo punto, c’erano – dei capannoni ricolmi di rifiuti andati letteralmente in fumo.
Ci stavamo lavorando già dall’aprile scorso e purtroppo il fatto che a questo giornale non venga consentito anche dalla gente civile che pure esiste di operare i giusti investimenti per assumere più giornalisti e più collaboratori, ha fatto sì che a malincuore abbiamo deciso qualche mese fa di abbandonare temporaneamente la stesura di un articolo dal quale, dopo il rogo di pochi giorni fa, non possiamo più esimerci.
Attenzione, Campania Energia è la conseguenza malata di un sopruso subìto da un imprenditore di Caiazzo che di nome fa Salvatore e di cognome fa Di Palma. La sua è una storiaccia, una brutta storia in cui a perdere è lo Stato di diritto. E non soccombe di poco ma per dieci a zero, perché ad essere leso è un diritto fondamentale, riconosciuto dall’ottanta percento delle costituzioni mondiali e assorbito quale diritto dell’uomo.
Se ad una persona viene negata la possibilità di esercitare un titolo che gli è dovuto per legge, a perdere è lo Stato. A perdere è una magistratura superficiale che, evidentemente, soffre dei tipici vizi italici. Perché il nostro è il Paese in cui esistono cittadini di Serie A, Serie B, Serie C e questi ultimi, non avendo grandi mezzi, relazioni per farsi valere, sono totalmente schiacciati dalle ingiustizie.
Iniziamo dalla richiesta di rinvio a giudizio formulata dall’unico giudice, in questo caso un pubblico ministero che opera presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere che non si è messo sotto ai piedi il diritto e la storia umana di questa persona.
Il sostituto procuratore in questione è la giudice Marina Mannu che il 4 aprile 2022 chiedeva il rinvio a giudizio per Pasquale Napolano, imprenditore di 77 anni, originario di Marano, e per la sua società, in cui ha coinvolto anche la sua famiglia, per l’appunto, Campania Energia.
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