Economia Politica

Incontro-dibattito sull’impianto rifiuti, certificati i ritardi dell’Amministrazione che ora promette di correre ai ripari.

Ma non tranquillizza il fatto che il Sindaco abbia dato l’ok all’Osservatorio Civico ma solo se virtuale, senza Delibera e quindi sostanzialmente inutile.

TEANO (Elio Zanni) – «E allora, com’è andato il dibattito di mercoledì 27 marzo 2024 sul mega-impianto rifiuti speciali a Teano?». A bocce ferme si possono dare diverse risposte certificate alla domanda che in questi giorni correva via web, tra uno smartphone e l’altro, di bocca in bocca.

Ma perché questo «silenzio stampa» post-convegno del Giornale che ha suonato più degli altri (felice eccezione Il Messaggio-Teano) il tam-tam sul caso impianto rifiuti speciali, sui ritardi notati nelle reazioni alle sciagurate cartacce che darebbero torto a Teano? Semplice: non sempre alle parole e alle promesse seguono i fatti in questa città. Oggi, infatti, appare tutto più chiaro. Ne sappiamo persino noi molto di più sull’efficacia, sulle ricadute e sugli effetti dell’incontro-dibattito sui protagonisti e sulla città.

Cosa è stato l’incontro-dibattito.

Un successo di pubblico, la solidarietà del vescovo Giacomo Cirulli con messaggio Whatsapp all’organizzazione, una dimostrazione, efficace e puntuale, delle cose che si sarebbero potute fare e non sono state fatte o appena, delicatamente, sfiorate, per contrastare, utilmente, il rilascio dell’autorizzazione alla Gesia per la costruzione del mega impianto di trattamento di rifiuti speciali sul nostro territorio. Questa, per chi scrive, rispetto ai fatti e non alle chiacchiere, si può dire sia stato l’incontro di mercoledì sera.

La Comunità «Laudato Sì-EcoPolis di Teano – Vulcano di Roccamonfina», ha fatto sentire la sua voce e le sue ragioni e qualcuno ha detto «l’altra campana» agli intervenuti nella Sala Congressi del Seminario Diocesano. I giornali di carta intanto supinamente e senza aver partecipato dicono, oggi 30 marzo 2024, che c’è stata una intesa per una lotta comune tra le associazione e l’Amministrazione comunale, trascurando il fatto che alle parole occorre che seguano i fatti prima di esultare all’unità ritrovata.

Puc e Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali messi tragicamente da parte.

Due le domande fondamentali che non hanno trovato convincente risposta da parte dell’Amministrazione comunale: perché il Puc non è stato approvato, visto che avrebbe contribuito non poco a bloccare l’impianto Gesia? Perché non è stato posto al centro della vertenza il divieto di costruire sul nostro territorio un simile impianto, previsto dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali, prima e dopo la sentenza del Consiglio di Stato che dà «ragione» alla Gesia? Due peccati capitali. Anche chi non è venuto all’incontro-dibattito ora deve sapere che analizzate le carte, verificate le date, sentiti diversi pareri terzi, la Comunità di Rete ha risposto che «l’Amministrazione ha fatto qui errori gravissimi». Si ammetta questo, prima di parlare di unità ritrovata con tutti.

All’Incontro la maggioranza replica, a puntate, l’intervista web già vista di Scoglio.

Nella stessa Sala, la replica a raffica dell’Amministrazione, nel tentativo di ridimensionare gli errori. Le tesi ripetute dell’Amministrazione, in verità, appaiono deboli e generiche, oltre che già espresse nel corso dell’intervista del Sindaco apparsa sul sito del giornalista Antonio Migliozzi, Cratere News.

Tutto questo, mentre l’importanza dell’approvazione del Puc e il divieto imposto dalla Regione con il Prgrs, sembrano elementi che se fossero stati resi operativi avrebbero, forse, a tenaglia «imprigionato» definitivamente il progetto Gesia.

Un Osservatorio Civico? Va bene, ma che sia solo virtuale…

Le proposte dei rappresentanti della Comunità di Rete, rappresentata mercoledì sera dall’avv. Fernando Zanni, dalla prof.ssa Carmen Autieri, archeologa, e dal prof. Tullio Taffuri, architetto del paesaggio, ossia, nell’ordine: rafforzamento del Collegio di legali, istituzione di un «Osservatorio Civico», disciplinato con apposita deliberazione di Giunta e Ricorso al Tar, accolte in un primo momento dai rappresentanti dell’Amministrazione, sono state poi, in parte, annacquate dalla contro-proposta del Sindaco di un «Osservatorio Informale»: dunque abbondantemente giudicabile inutile o inesistente.

«Sindaco, ma come: un osservatorio informale, virtuale e non sancito da nessuna Delibera? Non esiste proprio, non va bene così». Ecco, più o meno con queste parole la proposta di «annacquamento» è stata decisamente respinta dalla Comunità Laudato Sì. Orbene, non sembra si siano del tutto «chiariti i fraintendimenti», piuttosto sembra che l’Amministrazione si sia arroccata in difesa delle sue originarie affermazioni. Tanto, come se preventivamente fosse stato deciso di non attribuire alcun valore alle cose che sarebbero state esposte, dimostrate e pubblicamente discusse durante il convegno di mercoledì. Che peccato.  

Singolare, poi, è apparsa la ulteriore tesi del Comune, che non aiuta certo a riappacificare gli animi, secondo la quale non «esisterebbe» l’ampliamento del vincolo paesaggistico dai 150 metri a 1.000 metri dalle sponde del fiume Savone delle Ferriere, come previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento provinciale (Ptcp) e recepito dal Puc solo adottato… «perché ciò sarebbe scritto nella sentenza del Tar».

Meglio millantatori di professione che pavidi e muti osservatori.

Queste cose, se permettete, anche rischiando d’infoltire la schiera dei «millantatori di professione», come dice spesso e giustamente il collega Pasquale Di Benedetto Direttore del Messaggio Teano – le sapeva e lo sa perfettamente perfino chi scrive. Si, chi scrive, che non è un urbanista, non è un avvocato, non fa speculazioni edilizie e non è un amministratore pubblico: la possibilità di ampliamento delle fasce di rispetto non appena citate esiste eccome. Ancora una volta viene da dire: peccato. Si, perché bisognava fare attenzione in quanto quella esposta dal membro di maggioranza è una tesi assurda, che potrebbe giovare, obiettivamente, solo alla Gesia.

Dalle parole alle chiacchiere. Il post dell’Amministrazione sui social a valle dell’incontro.

Infine, il post dell’Amministrazione Scoglio sulla vicenda, apparso subito dopo il confronto-dibattito, non accenna nemmeno alla proposta della Comunità Laudato Sì di dar vita a un «Osservatorio Civico» formalmente costituito e non sembra abbia, per questi motivi, placato la «maggioranza silenziosa» che ha seguito il dibattito.

Un’altra cosa si è potuto ascoltare ai microfoni del convegno, che se non si può proprio sottacere. Le orecchie di tutti hanno dovuto sentire che nella sentenza che va contro la città di Teano è sancito – e quindi non può essere diversamente – che «l’area ex Isolmer è ZONA INDUSTRIALE».

Madonna benedetta, ma avete capito bene?  Ed è tutto fortunatamente registrato dai mezzi video di TeanoCe: l’area ex Isolmer inquadrata e considerata per sentenza – orrore – zona Industriale. Ma se lo sanno anche le pietre a Teano che quell’insediamento di pannelli fono-assorbenti detta Isolmer fu una forzatura e «un errore» dei politici e degli impiegati del vecchio e anzi antico Ufficio Tecnico comunale.  

Gli aspetti archeologici della «Pompi Sidicina» minacciata dall’impianto.

Il capitolo «area archeologica» in zona Santa Croce da ribadire e chiedere l’intervento della Soprintendenza per definire la questione e blindare l’area ex Isolmer, merita di sicuro un trattamento a parte. Meritevole però perlomeno di un accenno immediato è il fatto che l’Amministrazione abbia fatto sapere in conferenza che: «stamattina – e siamo a mercoledì 27 marzo 2024 – abbiamo contattato la Soprintendenza archeologica», ecc. ecc. Madonna benedetta, ma avete capito bene? Stamattina.

Cioè non quasi due anni fa, non prima o appena dopo la sentenza negativa ma il 27 marzo 2024 ossia la mattina del giorno dell’incontro-dibattito. Ma abbiamo sentito bene? A queste parole la prof.ssa Carmen Autieri, archeologa, che bene aveva spiegato il valore dell’area Santa Croce che è andata a definire «la Pompei sidicina» sottolineando con vigore della necessità da parte dell’Ente di rivendicare presso la Soprintendenza questo valore a difesa del luogo, ha avuto un visibile momento di sconforto.

I conferenzieri si sono guardati negli occhi cercando conferme su quanto realmente ascoltato. Chi scrive si è morso il dito indice della mano destra trattenendosi dal pronunciare agli amici vicini, seduti nella stessa fila, certe parole. Ma solo e soltanto nel rispetto del luogo dell’incontro e dell’immagine del vescovo Cirulli che campeggiava alle spalle dei conferenzieri.