Politica

Orrori politici. La maggioranza boccia in Consiglio il «Question time del cittadino». 

Il nuovo strumento avrebbe consentito ai teanesi di porre in autonomia, domande ai Consiglieri comunali.

TEANO (Elio Zanni) – Bisogna essere cronologicamente didascalici, perché certe cose poi rimangono nella Storia. Consiglio comunale di giovedì 11 aprile 2024: la maggioranza Scoglio boccia, oltre ad altre mozioni, la proposta della minoranza d’introdurre anche a Teano il «Question Time del cittadino».

Certo che «Question time» tradotto in italiano suona brutto e male: «Tempo delle interrogazioni». Ma sarà suonato ancora più brutto alle orecchie del Sindaco e del suo esercito che, infatti, ha risposto compatto all’ordine di scuderia: «Al mio segnale bocciate tutto». E così è stato.

Addio quindi, non si sa per quanto tempo mesi o anni, a uno strumento fondamentale per la democrazia partecipativa, che avrebbe permesso ai cittadini d’interagire direttamente con l’Amministrazione comunale e di ottenere risposte concrete su questioni che riguardano la loro vita quotidiana.

Pare che la stessa idea di vedersi arrivare, si pensi un po’, una volta ogni 3 mesi (e quindi non sempre, ma al massino 4 volte l’anno), delle domande o delle richieste di spiegazioni direttamente dai cittadini, abbia fatto cadere in uno stato ansioso e di prostrazione generale il granitico gruppo politico di coraggiosi sostenitori del campo in testa, Massimiliano Stéfano.

Tutti «coraggiosamente» schierati lì, come un reggimento di Corazzieri, a difesa di questa forma di status quo d’impermeabilità del Palazzo. Per impedire, di fatto, chiacchiere e promesse a parte, ai tre rappresentati presenti in assise dei gruppi di minoranza Maria Paola D’Andrea di Teano 2.0, Daniela Mignacco di Teano Moderata e Marco Zarone del gruppo SiAmo Teano di dare possibilità di parola – senza intermediari – ai cosiddetti Cittadini comuni, alla Gente, al Popolo, agli Elettori, agli Amministrati. Che vergogna. Non si tratta di un errore, ma di un orrore politico.

Si maligna (ma in qui non esistono conferme, ma solo voci di corridoio) che serpeggiasse tra gli scranni di maggioranza, il timore che uno dei cittadini notoriamente più attivi a Teano nel sollecitare la corretta gestione del portale internet comunale, Alessandro Lepre, la cui firma è passata più volte su questo giornale, potesse utilizzare, una volta istituito, proprio quel «maledetto Question Time» per arrivare – pensate un po’ – a rivolgere direttamente in numeri consistenti quesiti e interrogazioni d’interesse pubblico e valenza generale agli assessori competenti.

Comunque sia, la proposta anti-bavaglio è stata bocciata. Sarà stato per questo, per togliersi un po’ di rossore dalla faccia dovuto forse a una forma di vergogna politica o altro di meno filosofico, che lo stesso capogruppo di maggioranza, Stéfano, memore dei sui trascorsi giovanili in partiti di sinistra che si dicevano molto vicini e anzi parte del Popolo sovrano, si sia alzato e con una riflessione retorica abbia tentato di stemperare sulla platea quel «no» tombale alla proposta ultra-popolare elaborata della consigliera D’Andrea di aprire le porte del Consiglio ai tanto cari comuni cittadini. 

Stéfano prende la parola. Afferma di aver valutato la proposta, ma di non sentirsela di assumere oggi come oggi un impegno così gravoso, perché «gli uffici già fanno fatica». Quindi si rivolge ai proponenti con una frase laconica: «eventualmente rimandarla». Il concetto espresso, in una platea di addetti ai lavori, non pare proprio convincere tutti. Così scatta il supporto dell’assessore Giuseppe Esposito. «Effettivamente – dice, in sostanza, Esposito – questo nuovo strumento comporterebbe un lavoro in più per gli uffici». Un rischio di superlavoro e stress correlato da evitare?

Per ora è così. E a niente è valso nemmeno l’intervento della consigliera Mignacco nel sottolineare che alla fine «le domande sarebbe rivolte comunque agli amministratori…». Come a dire che agli uffici rimarrebbe solo l’onere di scavare qualche carta nei polverosi cassetti. Non c’è stato niente da fare. Era già tutto deciso. E allora, che gli uffici siano lasciati in pace, con buona pace per i cittadini vogliosi di parlare e fare forse troppe domande. Per la cronaca, alla seduta, erano assenti: Alessio Magellano, Veronica Rapa, Guido Zanni e lato minoranza: Luana Camasso e Nino Cataldo.

Dunque, il Question Time proposto da D’Andrea e appoggiato dalla minoranza presente non sarà istituito. Il miracolo potrà avverarsi, certo, però in un tempo futuro oggi indefinito e indefinibile. E comunque solo quando vorrà il capo dei maggiorenti, «solo quando lo dico io», come diceva il mago Giucas, al secolo Giuseppe Casella, mentre gli ospiti al Teatro delle Vittorie restavano lì con le dita intrecciate.

Al pari dei consiglieri comuni di minoranza di Teano rimasti, a fine seduta, con le mani legate – anzi vuote – e un biglietto da apporre all’uscita, sulla porta della sala del Consiglio comunale, scritto in inglese, la stessa lingua della proposta bocciata: «Please, do not disturb».