3 anni di amministrazione Scoglio e due parole sulla «opacità» amministrativa. Se taci sei bravo se parli sei «picconatore».

L’ordine di scuderia: «isolare quelli che protestano, si lamentano e criticano». Ma la Camusso quello che combinano i sui giovani «coraggiosi» sidicini, lo sa?
Teano (Fernando Zanni) – Se la capacità di ascolto (delle lamentele, delle critiche, delle proposte) è zero e si somma alla mancanza di visione di una città futura, uno dei risultati è l’opacità amministrativa. Questa è la tesi. Iniziamo con alcune domande. Quanto è importante per cittadini, associazioni, imprese la trasparenza amministrativa? Viceversa, quali sono, invece, gli effetti della «opacità» politico-amministrativa di un Comune sul sistema socio-economico-culturale della propria Comunità?
E, d’altra parte, «oltrepassano i limiti…» i critici, quelli che notano e denunciano queste cose per cercare, disperatamente, di migliorare le condizioni generali del vivere insieme, oppure li ha già oltrepassati da un pezzo chi ha l’obbligo della trasparenza e non la pratica?
La trasparenza amministrativa non un «optional»
Innanzitutto, cos’è questa “trasparenza”? È semplicemente l’obbligo previsto dalle leggi di divulgare dati, documenti e informazioni riguardanti l’attività della pubblica amministrazione, con lo scopo di favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica e all’azione amministrativa e di prevenire fenomeni di corruzione. All’obbligo, ovviamente, corrisponde il diritto dei cittadini alle informazioni, il diritto alla partecipazione, il diritto a consultare atti e documenti pubblici. È una questione di vitale importanza, perché consente non solo agli esperti e ai giuristi, ovvero ai diretti interessati, ma a tutti i cittadini di effettuare un controllo sulla rispondenza dell’attività amministrativa agli interessi pubblici e ai canoni normativi. Ci soccorre, qui, come sempre anche il compianto Papa Franciscus che nella sua «Laudato Sì» del 2015, avvertiva profeticamente che «se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto ai danni ambientali». Parole sagge e lungimiranti, che la politica a qualsiasi livello ha cercato sempre di ignorare e/o esorcizzare.
Strumenti per la lotta alla corruzione
Ora, con quali strumenti il sistema normativo obbliga un Comune ad essere «casa di vetro»? In primo luogo, come sappiamo tutti, quello di dotarsi di un sito internet certificato e di pubblicare tutti gli atti pubblici nella sezione «amministrazione trasparente»; e poi facilitare il diritto di accesso (consultazione e estrazione copie), alle informazioni alla partecipazione, all’azione amministrativa; approvare il piano per la trasparenza e l’anticorruzione; istituire e far funzionare l’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico; tenere separati e lealmente collaboranti il livello della gestione (l’azione dei dipendenti pubblici) da quello della politica e programmazione (Sindaco, Giunta, Consiglio); prevedere nello Statuto Comunale e disciplinare operativamente altri Istituti di partecipazione (referendum, petizioni e controlli, Consiglio Comunale dei Ragazzi); adottare un sistema di controlli interni; assegnare la retribuzione di risultato alle funzioni dirigenziali, in rapporto agli obiettivi fissati dalla Politica, attraverso la valutazione di un organismo terzo, etc. etc..
Come si è accennato, l’altra faccia della trasparenza, nel senso che spesso sono strettamente legati e vasi comunicanti nel bene e nel male, è il contrasto alla corruzione. Una normativa del 2012 ha disciplinato questo aspetto ed ha istituito l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), organo indipendente con il compito di vigilare, appunto, sull’attuazione delle politiche di prevenzione e contrasto della corruzione.
Questa preziosa «cassetta degli attrezzi», a protezione della legalità e degli interessi pubblici e individuali, nel nostro comune esiste? E se sì, come viene utilizzata? La sezione «Impianto rifiuti Santa Croce» ferma all’epoca D’Andrea.
Non possiamo, ovviamente, analizzare tutte le manchevolezze per ragione di spazio. E allora diciamo che qualche attrezzo esiste ancora, altri sono stati dimenticati o ignorati oppure sottoutilizzati, ma complessivamente è una situazione disastrosa e la «opacità» provoca danni incalcolabili alla nostra Comunità! Proviamo a leggere alcuni segnali e a decodificarli. Il sito internet è decisamente fuori squadra, al di là di ogni logica e considerazione. La sezione «Impianto rifiuti Santa Croce», risulta aggiornata fino al 2021 (epoca D’Andrea). Praticamente dalla Giunta Scoglio il buio totale sulla trasparenza in merito all’impianto di rifiuti speciali GESIA, ancorché resa sezione obbligatoria con la Deliberazione di Giunta n. 87/2016, mai revocata (epoca Di Benedetto).
Sito internet, su molte sotto sezioni: «nessun documento caricato»
Non parliamo della sezione «trasparenza Amministrativa», quanto di più tragicomico ci possa essere: cliccando su molte sotto sezioni la risposta è: «nessun documento caricato». Anche la sezione di informazione sul PUC, è ferma al 2020, epoca della sua adozione. Poi più niente. La sezione «Accesso Civico – Registro degli accessi» è congelato al 2018. L’Anac (Delibera 179/2024) è intervenuta per ben due volte e ha contestato all’Amministrazione varie violazioni, minacciando diversi provvedimenti. Ma niente da fare. Al di là di qualche parziale dato, il Comune non si schioda dalla sua opacità.
Sotto il segno del «picconatore»
E sul versante del Diritto di accesso agli atti e alle informazioni? C’è una bella novità. Praticamente un cittadino che ha segnalato agli uffici, con costanza e regolarità (insomma, un «picconatore», un untore da isolare secondo la narrazione di Scoglio), la mancata pubblicazione di contratti, atti e documenti la cui pubblicità è obbligatoria, è stato denunciato alla Procura e rinviato a giudizio per «interruzione di pubblico servizio». Qui l’inversione della logica ci appare spettacolare; è il trionfo dell’assurdo.
Ma sicuramente come ha ispirato un’opera di Bertolt Breckt «c’è un giudice a Berlino», che magari invocherà la Cassazione per dimostrare che non può essere reato il solo turbamento psicologico del dipendente. Dov’è finito, poi, l’URP, l’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico, obbligatorio dal 2000, praticamente il front office dei cittadini per lamentele, segnalazioni, ricorsi, riscontri, etc. etc.
Ma la Camusso che sa dei sui «coraggiosi» sidicini?
L’Ufficio è sparito dall’organigramma e si è preferito limitare l’accesso dei cittadini a tutti gli Uffici solo in alcuni giorni e orari: una bella trovata democratica e progressista! Se lo sapesse l’On Susanna Camusso, bacchetterebbe a sangue le dita di questi «coraggiosi» del P.D. Una costante, invece, è l’impaludamento di qualche Istituto di partecipazione. Lo Statuto, prevede il Referendum popolare comunale, ma non lo disciplina da quando è stato approvato. Conseguenza? E’ previsto, ma non si può utilizzare. Sempre lo Statuto prevede le diverse Consulte, ma non risultano dal 2022 mai convocate. E in naftalina c’è anche la Consulta delle Frazioni. In ogni caso, se qualcuno volesse controllare lo Statuto comunale, che è la nostra micro “Carta Costituzionale” non lo potrebbe fare, perché nella Sezione “Atti e documenti” uscirebbe implacabile l’informazione “pagina non trovata”, ovviamente in inglese perché noi siamo, com’è noto, anglofoni. Per quanto attiene al Consiglio Comunale dei Ragazzi, evidentemente si è pensato che fosse stato approvato per i ragazzi di allora, che oggi sono adulti e, quindi, non possono più “giocare” a fare i piccoli politici.
3 anni dopo il voto: pericolo di democrazia ristretta e formale
Insomma, questa non è cattiveria, non è persecuzione, ma semplicemente un bilancio critico, provvisorio e parziale, del terzo anno di mandato nel settore della trasparenza amministrativa/anticorruzione di una maggioranza al potere che aveva promesso in campagna elettorale riscatti di dignità, miracoli e balzi in avanti nella partecipazione popolare. Se poi lo leggiamo alla luce dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere a Teano sul sistema degli incarichi e appalti diretti «ispirato», sembra, da un pezzo di potere politico regionale malato di clientelismo, la cosa esce dalla semplice preoccupazione ed entra in un girone infernale e allarmante.
Rivolgersi solo alle imprese iscritte nell’anagrafe antimafia o nelle liste della Prefettura, non basta perché può diventale una foglia di fico se poi la scelta dell’affidamento segue logiche politiche. In ogni caso, qui a Teano il balzo lo abbiamo fatto all’indietro nell’oscurità amministrativa. E speriamo che non sia un salto mortale sul piano della democrazia locale tout court. Perché quando si arriva a invitare i cittadini (sostanzialmente il proprio cerchio magico e bacino elettorale) ad «isolare quelli che protestano, si lamentano e criticano», allora siamo alla canna del gas, siamo veramente in pericolo. La democratura – a tutti i livelli, anche locale – avanza piano piano, impercettibilmente, funziona come le punture delle zanzare. Ricordiamoci che la «democrazia ristretta» (Eduardo Galeano), è quel sistema politico anche locale improntato alle regole formali della democrazia, ma ispirato nei comportamenti ad un autoritarismo sostanziale.
Un triennio di «Yes man», cortigiani, assessori e consiglieri del tutto incapaci di ribellarsi all’uomo solo al comando
Ritorna, come una maledizione, nella nostra città il modello «dell’uomo solo al comando», circondato da Yes man, cortigiani, assessori e consiglieri incapaci di ribellarsi. Il problema non è, ovviamente, il potere in sé, ma del carattere e della qualità degli uomini che lo interpretano. È questo il futuro migliore che vogliamo per noi e per le nuove generazioni?