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Dietro il sorriso di don L’Arco: una piazza, un mosaico e una storia che continua…

Fontanelle. Il 21 giugno, l’inaugurazione della piazzetta. Celebrazione liturgica, arte, ricordi, interventi istituzionali e la sagra della pizzonta.

TEANO (Pietro De Biasio) – Ci sono luoghi in cui il tempo si muove in cerchi, non in linee. E Fontanelle è uno di questi. Un borgo che non dimentica, che non archivia il passato ma lo tiene vivo, come si fa con le piante buone: si innaffiano, si proteggono dal sole e si fa in modo che crescano ancora. È con questo spirito che sabato 21 giugno la comunità si riunirà per inaugurare la piazzetta don Adolfo L’Arco. Un nome inciso sulla pietra, certo. Ma prima ancora, un volto inciso nei cuori.

Don Adolfo, l’uomo che ha saputo restare umano

Nato proprio a Fontanelle il 24 maggio del 1916, don Adolfo, il «salesiano del sorriso», non ha mai tagliato il filo che lo legava al suo paese. E non per un vezzo di memoria, ma perché le radici, lui, le portava nella voce. Ogni libro che ha scritto, e sono più di sessanta, ogni conferenza, ogni messa, ogni parola pronunciata davanti a una telecamera o a un confessionale, portava dentro un frammento di questo luogo. Di questa gente. Salesiano, sacerdote, studioso, educatore. Ma soprattutto: uomo che non si è mai messo sopra gli altri. Amava insegnare, sì, ma amava di più ascoltare. Aveva la fede di chi non impone e la cultura di chi non fa sfoggio. Il suo sorriso non era un vezzo da copertina, era un modo di accogliere. E chi lo ha incontrato almeno una volta, lo sa: Don Adolfo non si dimentica. La Rai, nel 1973, gli affidò la rubrica religiosa del sabato sera, «Tempio dello Spirito». Ma la sua vera trasmissione è stata la vita quotidiana, con le sue gioie, i suoi silenzi, le sue domande. Più che predicare, viveva.

Il 21 giugno, il paese si fa comunità

Il programma della giornata organizzata dall’associazione «S. Eustachio» e da tutta la comunità di Fontanelle, non è fatto solo di orari. È un intreccio di gesti, parole e segni che parlano più di quanto sembri. Alle 16.30 l’accoglienza: semplice, concreta, necessaria. Perché ogni festa che si rispetti comincia con un abbraccio. Alle 17.00 la Santa Messa, presieduta da tre figure salesiane che hanno raccolto, ognuno a modo suo, l’eredità spirituale di don Adolfo: padre Gianpaolo Roma (Superiore dell’Ispettoria Salesiana Meridionale), padre Antonio D’Angelo (Direttore dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Caserta) e don Stefano Vannoni (Parroco di Fontanelle). Non sarà una liturgia qualsiasi: sarà un ritorno. Un momento in cui le sue parole, i suoi gesti, forse anche le sue espressioni torneranno a muoversi tra le navate e le coscienze. Alle 18.00 il momento che segna: l’inaugurazione della piazzetta. Un luogo pubblico, aperto, vivo. Proprio come era lui. Si scoprirà l’opera in mosaico a lui dedicata, realizzata e donata da due artiste legate al paese e alla sua bellezza: Annamaria e Sandra Dell’Omo. Il Vescovo, Mons. Giacomo Cirulli, benedirà l’opera. Ma la benedizione più grande sarà quella che si leggerà negli occhi delle persone presenti. Perché chi sa cosa ha lasciato Don Adolfo, sa che quel volto tra le tessere di ceramica è solo una delle sue forme. L’altra, quella vera, è dentro ciascuno. Non mancherà un momento per i ragazzi, gli studenti di Fontanelle che hanno partecipato al laboratorio di ceramica. Perché se c’è un’eredità che vale, è quella che passa nelle mani delle nuove generazioni. Senza nostalgia, ma con orgoglio.

Testimonianze: le parole che scaldano

Poi ci saranno le parole. Quelle che servono. Non i discorsi scritti per dovere, ma le testimonianze autentiche di chi Don Adolfo lo ha vissuto. Sarà presentato il libro «Don Adolfo L’Arco: Il salesiano del sorriso», a cura di padre Roma. Un titolo semplice, quasi disarmante, eppure così vero. Seguirà la rassegna curata dal dottor Gianluca Giorgio: «La tutela della persona nella società e nel pensiero di Don Adolfo L’Arco». Un tema che non è solo omaggio, ma attualità. Perché parlare oggi di tutela della persona significa porsi domande urgenti: chi siamo? Dove stiamo andando? Come si fa a restare umani in un tempo che disumanizza?

Chi è stato don Adolfo per Fontanelle?

Un faro? Forse. Una guida? Certamente. Ma soprattutto: uno di loro. Uno che se ne è andato nel 2010, a Vico Equense, ma che non è mai uscito dal vocabolario quotidiano del paese. Uno che parlava ai cuori prima ancora che alle intelligenze. Che scriveva per dire, non per farsi notare. Che educava senza voler piacere, ma finendo per essere amato. Uno che oggi ha una piazzetta. Ma che, in verità, aveva già casa in centinaia di vite.

E infine, la festa. Com’è giusto che sia.

Alle 19.00 la giornata cambierà tono ma non intensità. Arriverà il tempo della «Sagra della Pizzonta», piatto povero e felice, e della musica. Perché il ricordo non è solo lacrima e raccoglimento. È anche pane condiviso, risate, bambini che giocano, adulti che brindano. È vita che continua.