Agro Caleno, sindaci e bastaimpianti sotto il sole e lo scottante argomento Ambiente

Forti dubbi sull’utilità dell’ennesimo Osservatorio. E c’è chi accende il dibattito sui falsi ambientalisti
PIGNATARO MAGGIORE / AGRO CALENO / TEANO (Elio Zanni) – Non c’è niente da fare, quando certi sindaci notano un fermento popolare sul proprio territorio, si mettono subito sulla difensiva. Quando vedono quell’attivismo che potrebbe disturbare o mettere in ombra il manovratore di turno, e che potrebbe rimettere la riflessione e le decisioni nelle mani della gente comune, il popolo dei non eletti, ecco che tirano fuori dal cappello la «grande» e «originale» «ideona» dell’Osservatorio civico.
Arriva un’eco del genere dall’incontro tra sindaci e attivisti come Giorgio Borrelli del Movimento #bastaimpianti che si è tenuto ieri, 13 agosto 2025, a Pignataro Maggiore. Lì in fatto di pretese di insediamenti hanno indubbiamente un problema in più (se la circostanza è vista come un problema) rispetto alle città del circondario e, per esempio, alla vicina Teano, essendo dotati di apposite e vaste aree destinate ad attività produttive. Ora, questo non significa che non ci possa essere un limite e che il Comune debba per forza diventare il laboratorio delle emissioni inquinanti legalizzate di tutta la Campania. Eppure, malgrado questo semplice assunto logico, pare che da quelle parti ci sia sempre un nuovo insediamento all’orizzonte. Si può vivere con questo assillo? Giustamente, c’è chi dice no. E se in molti decidono di farlo, di dire no, ecco che i politici eletti di turno potrebbero riceverne dei «fastidi». Questo, sia chiaro, nella peggiore delle ipotesi, cioè che non si rendessero conto che c’è un limite a tutto, anche agli insediamenti industriali. Quando il loro numero è spropositato non esistono impianti buoni.
Se poi il politico di turno non sa bene cosa fare o decide di prendere tempo, ecco che scivola nell’allettante errore di creare un luogo dove osservarsi a vicenda e insieme illudersi di osservare meglio quello che accade fuori, in regione, sulla provincia e in città. Si dimentica, forse, che la confusione non è buona nemmeno in guerra e si pensa subito a un bellissimo Osservatorio civico. Succede sempre su tematiche come la difesa dell’ambiente. Succede dappertutto ed è successo più di una volta anche a Teano. Ora sarebbe la volta di Pignataro Maggiore? Si può fare. Ma si sappia che ne vengono spesso fuori dei miscugli di persone e personalità, soggetti politici e cittadini talmente impegnati nei propri mestieri da non trovare neanche il tempo di allacciarsi le scarpe la mattina. Alla fine, tali organismi creati ad arte – con eccezioni che non ricordo – sono dei Golem abnormi, tali da reagire agli impulsi esterni con una lentezza che li rende perfettamente inutili, quando non dannosi.
Ma i politici locali come fanno a non rendersi conto che l’Osservatorio su questo e su quello è la massima umiliazione per le Amministrazioni pubbliche? Una sorta di ammissione d’inutilità e di resa, come a dire: noi politici, anche se ci avete eletti, rinneghiamo il mandato rappresentativo a patto che diciate a noi, prima, tutto quello che vi viene in mente e non prendiate alcuna decisione senza l’avallo a maggioranza di tutti noi che ci osserviamo a vicenda. E poi per sapere come vanno le cose in termini di inquinamento «basterebbe consultare il registro dei tumori», come suggerito dal giornalista Salvatore Minieri. Minieri ha ragione, a patto che questi registri fossero aggiornali e non vergognosamente fermi a una decina di anni fa.
Ecco perché a volte gli Osservatori rischiano di essere dei serragli, luoghi dove illudersi di «intrappolare» i meno controllabili, i più facinorosi o ritenuti tali, le «teste calde», i rompicoglioni e comunque i referenti di quella massa critica di persone che potrebbe fare una «capata» e mettersi a manifestare per le strade della città, magari a ridosso di uno di quei momenti partitocratici più delicati e compromettenti definiti elezioni: comunali, provinciali, regionali, politiche. Meglio non rischiare. Ed ecco a voi la proposta di un bellissimo Osservatorio.
Questo sarà pure un pensiero tutto mio. Ma dico: come sarebbe bello, invece, se le associazioni facessero le associazioni, perseguendo in autonomia il loro scopo sociale; i comitati uguale, lanciando le loro proposte per i canali ufficiali e riconosciuti. Come sarebbe bello se ognuno facesse il compito per il quale è stato eletto e lo facesse a tal punto bene da riuscire a sentire, recepire, comprendere e agire secondo il sentimento popolare diffuso, nel pubblico interesse. Magari onorando i programmi elettorali, spesso di un verde abbagliante. Tutto questo senza sentire più forte che mai il richiamo della foresta, la necessità/esigenza di spegnere l’entusiasmo pericoloso che aleggia in certe iniziative e tentare di tenere tutti e tutto a bada, sotto controllo, con l’ennesimo, originalissimo Osservatorio popolare.
Ma questi impianti alla fine si devono fare oppure no? Conviene opporsi oppure saranno delle lotte inutili? Borrelli su questo invitava a riflettere sull’assurdità del fatto che la Regione, purtroppo, sciaguratamente, non ritenga ancora del tutto saturo il territorio in fatto di impianti. E non cambierò certo idea al netto di un territorio silente, che non rivendichi nemmeno le dovute bonifiche. Da qui la necessità della lotta. Da molti è stato poi interpretato come in controtendenza l’intervento di Mariella Iannelli che ieri, il 13 agosto 2025, a Monte Oliveto di Pignataro nella città del neoeletto sindaco, Giuseppe Palumbo, al cospetto di molti sindaci (non tutti) e osservatori attenti come l’avv. Salvatore Piccolo di Sparanise e uno dei creatori del Comitato No-Imp di Teano, Alessandro Lepre, è arrivata a parlare di «lotte sbagliate» riferendosi a «quando si vedono persone incatenarsi a impianti di riciclo di nuova generazione». Non conosciamo a fondo la gentile Iannelli e ci cureremo di approfondire la cosa, ma se parla limitatamente di piattaforme di riciclaggio dell’umido, come pure della plastica, del vetro, della carta e del cartone, o meglio del ciclo integrato dei rifiuti con alle spalle però una raccolta porta a porta differenziata spinta, ci sentiamo di non darle torto. Anzi.
A patto, però, che non metta nel suo ragionamento – Dio non voglia – anche i termocombustori, i cosiddetti termovalorizzatori e altre perle consimili che, se anche fossero di non ultima ma di futura generazione, sono – ed è cosa palese a chi, come pure Lei dice, abbia letto qualche libro in materia – la negazione assoluta del concetto di riciclaggio. I termovalorizzatori sono la negazione del riciclaggio. Non è finita. A patto, anche, ce lo consenta Iannelli e qualche sindaco intimamente titubante, che seppure di ultima generazione non si ritenga di doverli per forza piazzare tutti nello stesso bacino orografico, questi benedetti e utili dispositivi, magari in siti privi di sottoservizi. Tutti nello stesso territorio, quello stesso territorio che fino a oggi ha per troppe volte avuto il nome, alquanto paradossale – se il suo motore trainante dell’economia locale non è l’agricoltura ma le industrie impattanti – di Agro Caleno.
